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I Dissidenti: I libri dei ricordi del mondo di Elisabetta Tagliati

Un mondo dominato dall’Arte o dagli Dei?

Scopri la società distopica de “I Dissidenti”, dove la creatività è potere e il libero pensiero è ribellione.

Liu, un’Artista in cerca dell’Infinito, si unisce ai Dissidenti per risvegliare l’Uomo e riscrivere la storia in un mondo governato dall’Algoritmo.

Musica, memoria e rivoluzione: un viaggio emozionante tra bellezza e oppressione, dove il canto diventa arma e l’arte una nuova forma di libertà.

Scegli da che parte stare e immergiti nel “Primo libro dei ricordi del mondo”!

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La recensione

Esistono libri capaci di scuotere le coscienze, di insinuarsi nelle pieghe dell’anima e risvegliare interrogativi sopiti. “I Dissidenti – I libri dei ricordi del mondo” di Elisabetta Tagliati appartiene senza dubbio a questa categoria. Un’opera che non si limita a raccontare una storia, ma che si fa esperienza, percorso interiore, riscoperta del significato stesso dell’arte e della memoria collettiva.

Un’utopia al contrario: quando l’arte diventa dominio

La narrazione si muove in un mondo distopico dove l’arte, lungi dall’essere espressione di libertà, è diventata il fulcro di un potere assoluto e onnipervasivo. In questa società, il confine tra Artisti e Dei è talmente sottile da risultare irrilevante. È un universo che riecheggia il pensiero di Borges, in cui la Città assediata non è solo un luogo fisico, ma una condizione esistenziale: una società ingabbiata da una scienza sterile, rappresentata dal temibile Algoritmo.

Quest’ultimo, entità astratta eppure onnipresente, è il simbolo di un controllo che non si impone con la violenza, ma con l’assuefazione. Il popolo, incantato dal canto melodioso di Madre – una moderna trasfigurazione di Cibele – accetta il proprio destino con la stessa passività con cui oggi molti accolgono le verità preconfezionate da schermi e algoritmi. La città, con la sua architettura claustrofobica e i suoi monitor che osservano, è un monito inquietante: cosa accade quando la bellezza viene piegata al servizio del potere?

Liu e i Dissidenti: la ribellione dell’anima

Ma ogni regime ha il suo contrappunto, il suo antagonista. Qui entrano in scena i Dissidenti, individui etichettati come deviati, ma che rivendicano con fierezza la propria natura ribelle. A guidarli c’è l’ultimo Guru rimasto, un leader enigmatico e carismatico, che si fa custode di un sapere antico e pericoloso: il ricordo di un’arte libera, capace di ispirare e non di soggiogare.

Liu, protagonista indimenticabile, è una di loro. Artista condannata per la sua sete di infinito, si unisce al gruppo con una missione chiara: riappropriarsi della storia. È lei a dare vita al “Primo libro dei ricordi del mondo”, un manifesto di resistenza e memoria, un atto di ribellione contro la cancellazione del passato e l’omologazione del pensiero. La sua voce – e qui la scelta dell’autrice di renderla una cantante lirica è quanto mai simbolica – si leva contro il silenzio imposto, trasformando il canto in arma e veicolo di verità.

Arte, spiritualità e memoria: i livelli di lettura

Il romanzo si distingue per una scrittura evocativa, capace di creare immagini potenti e scenari che restano impressi nella mente del lettore. Ma ciò che colpisce maggiormente è la stratificazione del testo: “I Dissidenti” non è solo un racconto di ribellione, ma anche una riflessione profonda sulla natura dell’arte e sulla sua funzione. Può l’arte esistere senza libertà? Può un artista essere tale se è al servizio di un potere che ne piega il messaggio?

La risposta si cela tra le righe, nell’intreccio di personaggi e punti di vista che si alternano per offrire una prospettiva più ampia. L’arte diventa terapia, spiritualità, relazione, benessere, amore, vita. Non è un caso che il canto, nella sua essenza più pura, sia lo strumento della ribellione: una voce che si leva al di sopra del rumore di fondo di una società anestetizzata.

Una distopia attuale: il monito dietro la finzione

Se la grande letteratura distopica ha sempre avuto il merito di rispecchiare il presente attraverso mondi futuri, “I Dissidenti” non fa eccezione. Il dominio dell’Algoritmo, il controllo dell’arte, la manipolazione della memoria sono tematiche che risuonano con inquietante attualità. Elisabetta Tagliati costruisce un universo che è al tempo stesso lontano e vicinissimo, un monito per chiunque creda che la bellezza possa essere privata della sua essenza senza conseguenze.

Ma il romanzo non si chiude nella disperazione. Anzi, proprio attraverso la figura dei Dissidenti e il loro cammino, lascia spazio alla speranza. Una speranza che si nutre di memoria, di resistenza, di un’arte che torni a essere espressione autentica e non strumento di potere.

Conclusione: un’opera da leggere e rileggere

In definitiva, “I Dissidenti – I libri dei ricordi del mondo” è un’opera potente, che lascia il segno. La scrittura raffinata, la profondità dei temi trattati e la forza dei personaggi ne fanno un libro che non si limita a intrattenere, ma che spinge alla riflessione. È un testo che parla a chiunque abbia sentito, almeno una volta, il bisogno di alzare la voce contro l’omologazione, di riscoprire la bellezza autentica, di difendere la propria unicità in un mondo che tende a soffocarla.

Elisabetta Tagliati ci consegna un romanzo che è, prima di tutto, un’esperienza. Un viaggio attraverso l’arte, la memoria e la ribellione. Un libro da leggere, rileggere e custodire. Perché, come ci insegna Liu, la storia è fatta di voci che non devono essere dimenticate.

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