le interviste di maria cristina buososatoko motoyama

L’intervista a Satoko Motoyama

Scopri la straordinaria storia di Satoko Motoyama, autrice bilingue nata tra due culture, in un viaggio tra Cina e Giappone.

Dalla moda alla letteratura, dal mare dell’Isola di Gulangyu ai grattacieli di Tokyo: il racconto di una vita vissuta tra sogni e tradizione.

Un’intervista intima e profonda che svela emozioni, libri del cuore, differenze culturali e l’arte della scrittura come ponte tra mondi.

Immergiti nelle sue parole e lasciati ispirare: leggi l’intervista ora!

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L’intervista di Maria Cristina Buoso a Satoko Motoyama

Una tisana con Satoko Motoyama
Ciao,
Incontreremo una autrice che vive in oriente, ma non anticipo nulla, sono sicura che vi conquisterà come ha conquistato me conoscerla.
Buona lettura 🙂

DOMANDE

1 – Per iniziare dimmi dove preferisci che ci sediamo per chiacchierare con la nostra tazza di tisana e perché hai scelto questo luogo.
Vorrei prendere una tisana con te sotto un gazebo in riva al mare. Guardare il mare mi rende felice e serena, mi fa dimenticare lo scorrere del tempo. Sono nata sull’Isola di Gulangyu, fin dall’infanzia il mare è stato il mio scenario naturale. (che bello ti andrebbe di parlarci un po’ di questa isola?) Parlerò di questo più avanti. (ok)

2 – Che tisana hai scelto e perché proprio questa?
Prima prendo una tisana all’ ibisco e poi una alla lavanda. La prima ha un gusto leggermente aspro, è color viola scuro e calma subito la sete; la seconda si beve lentamente, ha un sapore particolare, il colore è lilla, ha l’effetto di allontanare i pensieri, e bevendola si trae giovamento fisico e mentale. (che bello, grazie 🙂)
3 – Se dovessi venire in camera tua, che libri troverei sul tuo comodino?
Vedresti i classici di Tolstoj: “Guerra e Pace”, “Resurrezione” , “Sonata a Kreutzer”, ma non “Anna Karenina” , perché non posso accettare che la protagonista abbandoni il suo bambino per scappare con un playboy. Poi ci sono “I Miserabili” di Hugo, una collezione di fiabe di Andersen, dei romanzi sovietici e “Un digiunatore” di Kafka. Ma il mio preferito è il “David Copperfield” di Dickens: l’ho letto tradotto in cinese e in giapponese. Penso che sia molto diverso sia dai romanzi cinesi, che sono colmi di odio e di rancore, sia da quelli giapponesi, che esaltano il dolore e la sofferenza. È una storia piena di umanità. Mi piacciono i romanzi occidentali perché trasmettono il sentimento della compassione anche nei confronti di personaggi malvagi. Non come i classici cinesi, che raccontano di intrighi, complotti, rivalità e lotte per il potere. I romanzi occidentali sono scritti in modo diverso, con un uso particolare delle parole. A noi giunge la versione tradotta e, leggendoli, si capisce subito che è un’altra lingua, che hanno un altro stile letterario. (è bello vedere i libri letti da una ottica diversa, mi piace, grazie 🙂)
4 – E nella tua borsa?
Nella borsa non ho libri perché non leggo mai fuori casa, ho bisogno di concentrazione mentale durante la lettura; per giunta quando leggo mi commuovo facilmente, e mi imbarazza piangere davanti agli altri. (mi piace il tuo modo di leggere, adesso cosa stai leggendo?) Adesso sto leggendo un romanzo di Zhang Ailing, scrittrice enigmatica, nota anche con il nome inglese di Eileen Chang, una delle più influenti voci del panorama letterario cinese moderno. Nel 1952 si trasferì a Hong Kong e successivamente negli Stati Uniti, pertanto in Cina i suoi libri furono quasi tutti tolti dal commercio. Da ragazza, essendo in Cina, non li trovavo. (incredibile 😦)
5 – Preferisci leggere in cartaceo o E-book?
Preferisco i libri cartacei, forse perché ho già una certa età. Quando vedo un libro elettronico ho l’impressione che, se spengo il computer o il kindle, non esista più. Pertanto leggo raramente gli e-book. Ma mi piace consigliarli agli amici, perché sono più pratici ed economici.

6 – Hai mai letto i fumetti? Se si, quali? Ne hai uno che ti è rimasto nella memoria?
Ho letto dei manga giapponesi, ma non mi piacciono tanto, soprattutto quelli attuali, perché le protagoniste femminili hanno visi occidentali, esagerati e stereotipati; non rispecchiano la letteratura tradizionale giapponese. Non conosco i fumetti occidentali. (allora dovrai rimediare 🙂)

7 – Ti piace andare al cinema, a teatro? Cosa preferisci vedere? Quale è l’ultimo film che hai visto? Ti è piaciuto? E a teatro?
Mi piace andare a teatro ma purtroppo non ho molte occasioni.
Dal 1983 al 1987 vissi nel dormitorio studentesco della Waseda University, situato vicino a un cinema che trasmetteva vecchi film, alcuni tratti da romanzi famosi. Andavo a vederli quasi ogni domenica. All’epoca c’erano i film che in Cina erano proibiti: “Jane Eyre” e “ Via col vento” (ma come si fa a proibirli? 😦). Quando vidi per la prima volta “Il Padrino” rimasi affascinata da tutto quel lusso, dai mobili antichi e dagli arredi preziosi. Non sapevo nulla della società capitalista, e un mobilio del genere era inimmaginabile sia in Cina sia in Giappone. Mi colpì molto anche il protagonista, un uomo brutale che però non perdeva mai il suo equilibrio, il suo stile, la sua eleganza. (come è strano avere due punti di vista così diversi per uno stesso film 🙂 , quando lo vidi per la prima volta.. se non ricordo male, a parte la bravura degli interpreti, mi colpì la violenza e la freddezza di alcune scene)

8 – La TV la guardi? Cosa? Ci sono serie TV che segui? Una serie TV che hai visto quando eri più giovane e che ti è rimasta nel cuore.
Mi piace guardare i documentari storici, per esempio quelli che parlano della dittatura di Hitler, delle forze alleate durante la guerra o dell’uccisione del Presidente americano John Fitzgerald Kennedy. Mi piace anche guardare un talk show intitolato “Tetsuko’s Room”, durante il quale la conduttrice intervista scrittori, star del cinema, compositori, registi, intellettuali e altri personaggi famosi.

9 – Domanda classica, quando hai iniziato a scrivere e perché.
Ho iniziato a scrivere tardi, alla fine del 2002, mentre gestivo la mia azienda di moda. Scrissi il mio primo romanzo in giapponese: “Il Signor Salsa XO e la Signora Tofu alle Mandorle”.(è un titolo molto particolare, come mai lo hai scelto?) è un titolo molto particolare, in Oriente viene definito “un uomo salsa XO” un playboy narcisista; “una donna tofu alle mandorle” è una ragazza dolce e ingenua che viene imbrogliata dal playboy. (grazie per la spiegazione, non ci sarei mai arrivata 🙂)
Pubblicai il libro, ma non facevo parte dei circoli letterari. Un giorno, il signor Ouyang, un giornalista cinese che mio marito aveva conosciuto nello Hunan, mi spedì una copia del “Chinese Herald”: nella rubrica letteraria c’era una recensione del mio libro firmata dal vicedirettore Zhang Shi. Fu una vera sorpresa, gli scrissi per ringraziarlo, e lui venne a trovarmi in Giappone con una collega, la redattrice Du Hailing, che mi incoraggiò a continuare a scrivere nella mia prima lingua madre, ovvero in cinese. Così iniziai a pubblicare diversi saggi e articoli sul giornale. (ti viene più facile scrivere in cinese o in giapponese?) Amo scrivere sia in cinese sia in giapponese.

10 – Come mai hai scelto questo genere di scrittura?
Quando scrivo, sia che si tratti di un saggio, di un articolo o di una biografia, racconto storie realmente accadute, non amo la finzione. Devo ringraziare la mia traduttrice ed editrice Fiori Picco, che ha deciso di pubblicare “La felicità secondo Sachiko”; con questo libro la mia trilogia è al completo. Il primo volume è il romanzo “Tre generazioni”: la storia di mio padre e di mio nonno che, come me, studiarono in Giappone. Papà sposò mia mamma che era giapponese, e nel 1950 tornarono in Cina, dove io nacqui. (posso chiederti come mai questa scelta? All’epoca credo che in Giappone si vivesse meglio che in Cina) Mio padre lavorava in Cina, perciò mia madre lo seguì.
Da intellettuale fu preso di mira come tanti altri dal regime politico. Parlava raramente della sua esperienza di studi in Giappone e mia madre non raccontò a me e ai miei fratelli di essere giapponese. Durante la Rivoluzione Culturale fu costretta a bruciare tutte le foto e i kimono del periodo giapponese, per paura di pagarne le conseguenze. Da giovane non sapevo molto della sua terra d’origine e vi andai solo nel 1982. Il secondo libro della trilogia è “Una vita a due in Giappone- Memorie di una vedova”: è la storia di mio marito, Toshimi Motoyama, e del nostro incontro. Era più grande di me di trentacinque anni, e da ragazzo fu chiamato a partecipare alla guerra contro la Cina. Molte opere letterarie raccontano del conflitto tra i due Paesi, ma la maggior parte sono scritte dal punto di vista dei vincitori, non dei perdenti. Io invece ho voluto raccontare del Giappone e della sua sconfitta. Il terzo libro è “La felicità secondo Sachiko”: uno spaccato di vita giapponese, il mio rapporto con questo popolo, che ormai è diventato il mio, anche se mantengo una doppia identità culturale. (credo che non sia stato per niente facile la vita della tua famiglia e neanche per te, divisa tra due mondi, molto diversi)
Tu sei una autrice bilingue nata da padre cinese e da madre giapponese, com’è essere figlia di due culture così diverse?
Grazie all’amore dei miei genitori ho imparato ad amare due culture diverse e a sentirle entrambe mie. Sono nata e cresciuta in Cina, sull’Isola di Gulangyu, vicino a Xiamen, dove mio padre era professore all’Università. Il cinese è la mia prima lingua madre. In seguito imparai anche il giapponese e, per realizzare il mio sogno di diventare stilista, mi trasferii a Tokyo, dove nel 1994 presi la nazionalità di mia madre.
Hai trascorso l’infanzia in Cina, sull’isola di Gulangyu, ti va di parlarci di questo posto e se hai delle foto di mostrarcele, così lo conosceremo attraverso le tue parole, grazie 🙂
L’Isola di Gulangyu ha una superficie di circa due chilometri quadrati e una popolazione di ventimila abitanti. E’ anche chiamata “Il giardino sul mare”, “Fiera mondiale dell’architettura” e “L’Isola dei pianoforti”. Le auto non esistono, per questo non c’è inquinamento e l’atmosfera è rilassante (sembra fuori dal mondo, che bello). Divenne uno dei primi insediamenti internazionali sul suolo cinese, infatti dal 1902, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia, Giappone e altri Paesi aprirono i loro Consolati Generali. Diversi missionari occidentali vi fondarono importanti scuole e istituti. Nel 1898 un sacerdote britannico aprì con la moglie il primo asilo infantile, che oggi si chiama Nikko Kindergarten. Anch’io lo frequentai. Nel 2017 Gulangyu è stata inserita nella lista dei luoghi considerati “patrimonio culturale dell’umanità”. Ricchi cinesi d’oltremare hanno investito costruendo splendide ville e zone residenziali.
Hai vissuto a Tokyo per trent’anni, com’è vivere qui (se hai foto).
Tokyo è una metropoli frenetica, mi piace tantissimo. Rispetto a Kyoto, che è una città tipicamente al femminile perché è famosa per le Geishe, Tokyo ha un’impronta maschile perché è piena di businessmen, per questo le donne devono lavorare sodo per potersi affermare nella società. Penso di essere adatta a questa città perché mi piace lavorare, fare amicizie e andare da sola nei bar. Qui non ci sono disparità di genere. Per esempio, nei piccoli centri è impensabile trovare una donna sola in un pub, ma a Tokyo non è un problema. Oltre ai grattacieli e alla parte moderna, la capitale conserva ancora molti luoghi ed edifici antichi, come il Palazzo Imperiale e l’ Inokashira Park, o Parco dei Fiori di Ciliegio, dove mi reco il sabato o la domenica per alleviare la tensione accumulata durante la settimana.

Ti va di dirci le differenze che ci sono tra due paesi, per noi occidentali, così diversi?
I giapponesi non amano ostentare, i cinesi arricchiti sì. Questa differenza di mentalità si nota anche negli affari. Nel 1999 acquistai una Cadillac e un mio cliente giapponese, quando lo venne a sapere, annullò l’ordine perché si sentiva a disagio nei miei confronti. (incredibile) In Cina accade esattamente il contrario: se guidi un’auto di lusso, acquisisci prestigio. Ai cinesi piace parlare di filosofia, ai giapponesi no perché non amano le conclusioni assolute. Pertanto non dicono mai: “E’ sbagliato”, ma usano frasi interrogative negative come : “Non ti sembra non giusto?”. La filosofia sostiene la teoria degli opposti: i cinesi credono che una lancia sia lancia, e uno scudo sia scudo. Ma i giapponesi dicono: “A volte una lancia può essere scudo e viceversa”. (Incredibile, starei ore ad ascoltarti, per te e per i tuoi genitori unire due culture agli opposti non deve essere stato facile, come ci siete riusciti?) Per me e i miei genitori è stato facile unire due culture così diverse perché nella nostra casa si respiravano amore e cultura.
Adesso dove vivi?
Ho lasciato Tokyo e ora vivo nella città antica di Kuwana, vicino a Nagoya, nel Giappone centrale. Kuwana fu un’importante snodo di commerci e di trasporti. C’è un porto marittimo animato e frequentato sia dagli indigeni sia dagli stranieri. A Kuwana vivono ricchi uomini d’affari, uno di questi è il mio vicino. La porta della sua casa si affaccia su un canale che porta al mare, e le barche di legno arrivano all’ingresso. Al giorno d’oggi, con il trasporto ferroviario, le merci non vengono più spostate via acqua. Mi sono trasferita da Tokyo a Kuwana dopo un grave incidente d’auto. Fui ricoverata nell’ospedale locale e a Nagoya subii un intervento. Rimasi talmente bene impressionata dalla gentilezza delle persone che decisi di vivere in questa città. (adesso stai bene?) Adesso sto bene, grazie.
Hai molte esperienze di vita e di lavoro, dalla moda alla letteratura e saggistica. Ti va di parlarcene un po’ così ti conosciamo un po’ di più?
Mi è sempre piaciuta la moda e sono riuscita a entrare al prestigioso Bunka Fashion College di Tokyo, dove studiai per tre anni e poi rimasi come assistente didattica. Lo stipendio era basso e avevo poche opportunità di crescita. Due anni dopo lasciai il posto di insegnante e andai a lavorare in una ditta di abbigliamento. Lo stipendio raddoppiò e iniziai il mio lavoro di designer. Essendo bilingue ero spesso in trasferta a Shanghai ma, dopo lo scoppio della bolla economica giapponese, la società cadde in recessione. Cercai un nuovo lavoro, ma ormai avevo più di quarant’ anni, un’età difficile per candidarsi. Mio ​​marito mi disse: “Dio ti sta dando un’opportunità: è l’occasione giusta per avviare un’attività in proprio.” Finalmente mi si aprirono gli orizzonti. Trovai rapidamente i clienti e aprii una fabbrica di abbigliamento a Shanghai con centocinquanta dipendenti. Dopo anni di lavoro scelsi di dedicarmi alla scrittura, che adesso è la mia unica occupazione. (potresti scrivere un libro sulla tua vita e…. complimenti al marito saggio che hai avuto 🙂)
11 – Hai un genere che preferisci leggere quando ti vuoi rilassare? Un autore che preferisci in particolare op. no.
Mi piacciono i romanzi storici con saghe familiari. In Oriente si dà molta importanza alla collettività, alla patria, alla storia nazionale. Non siamo degli individualisti. Ma la storia di un Paese nasce sempre dalle storie personali dei singoli. Mi piace lo scrittore di saggistica Ryotaro Shiba (1923 ~1996), ho letto alcune sue biografie storiche e mi hanno affascinata. Adoro il poeta Shelley per le sue descrizioni di paesaggi naturalistici, di giardini fioriti e di lande brulle. (hai letto autori italiani?) Ho letto La Divina Commedia che mio padre mi tradusse dall’inglese.
12 – Immaginiamo che questa sera ti venisse offerto di andare ad assistere ad un incontro con un autore a scelta può essere vivente o no, in Italia o in qualsiasi parte del mondo, chi vorresti incontrare e perché?
Vorrei incontrare Kazuo Ishiguro, lo scrittore britannico di origine giapponese, vincitore del Premio Nobel nel 2017. Il suo libro più famoso è “Quel che resta del giorno”, da cui è stato tratto il film omonimo. (non ho letto il libro ma ho visto il film, bellissimo 🙂) Sento di avere dei punti in comune con lui, vorrei chiedergli della sua esperienza in due Paesi diversi e se tornerebbe a vivere in Giappone.

13 – Immaginiamo adesso che potessi invitare qualcuno qui con noi a bere una tazza di tisana, chi inviteresti e perché?
Inviterei la scrittrice e sinologa Fiori Picco, che è la traduttrice del mio libro, nonché curatrice e titolare di Fiori d’Asia Editrice. E’ il mio contatto in Italia, colei che mi conosce meglio di tutti. E’ stato il destino a farci incontrare. (sono curiosa  come vi siete conosciute?) Ci siamo conosciute su Wechat, il social cinese più diffuso, tramite comuni amici scrittori. (deve essere un modo bello per conoscersi in un paese così grande come la Cina 🙂)

14 – Immaginiamo di essere ad una festa in costume, quale abito o maschera vorresti indossare e chi vorresti che ti invitasse e che ballo vorresti fare con lui o con lei?
Indosserei un abito da principessa delle fiabe perché non ne ho mai avuto occasione durante l’ infanzia. All’epoca eravamo tutti omologati e indossavamo calzoni. Vorrei che a invitarmi a ballare fosse un uomo alto un metro e ottanta, perché io sono alta un metro e settantaquattro, e in Giappone sono quasi tutti più bassi di me. Anche mio marito era più basso di quattro centimetri. ( 🙂)

15 – Ami gli animali? Ne hai uno? Vuoi postare una sua foto? Chi comanda, lui o tu?
Mi piacciono molto gli animali. In passato, quando ero a Tokyo, ho avuto uno Yorkshire Terrier di nome Yoyo. Mi fece compagnia subito dopo la morte di mio marito, che mi lasciò per un infarto (mi dispiace L). Ma poiché dovevo recarmi spesso a Shanghai per lavoro, lo affidai a una signora del mio quartiere. Era una casalinga e poteva accudirlo meglio di me. Yoyo è morto tre anni fa. Quando era con me, ovviamente comandava lui. Mi manca tantissimo. (puoi sempre adottarne un altro 🙂)

16 – Passiamo a parlare dei nonni. Che rapporti hai con loro? Ci sono ancora? Se no, cosa vorresti potergli dire se avessi la possibilità di avere 5 minuti in loro compagnia? Se invece sei fortunata e li hai ancora tutti … dove vorresti potarli in gita e perché?
Di solito i bambini sono più vicini ai nonni materni; sfortunatamente io non li ho mai conosciuti né visti in fotografia, perché mia madre si trasferì in Cina con papà nel 1950 e, durante la Rivoluzione Culturale, bruciò tutti gli oggetti e i ricordi del periodo giapponese. Non so nemmeno che aspetto avessero. Per mia madre aver perso i contatti con loro fu il dolore più grande (lo posso immaginare). Se fossero ancora vivi, vorrei raccontare loro la storia di mamma in Cina e aiutarli a recuperare il rapporto con la figlia. La mia nonna paterna morì quando noi bambini eravamo piccoli; mio padre insegnava all’Università di Xiamen, lontano dalla sua città natale nello Hebei, nel Nord della Cina, perciò non la conobbi. Quando io e mia sorella gemella avevamo 17 anni, durante le vacanze estive, visitammo lo Hebei per due settimane. All’epoca mio ​​fratello e mia sorella maggiori furono mandati a lavorare nei campi per la rieducazione. Mia sorella e io li andammo a trovare e poi facemmo visita al nonno. Ci raccontò storie di famiglia e, quando piansi, mi disse: “Diventerai una scrittrice perché ti commuovi facilmente e hai un cuore gentile.” Anni dopo scrissi “Tre generazioni”. Se fosse ancora vivo, gli donerei il libro dicendogli: “Nonno, ti ringrazio di avermi raccontato la tua vita! Come vedi sono diventata una scrittrice!” (che bello questo racconto, grazie per averlo condiviso con noi 🙂)

17 – Stessa domanda ma rivolta ai tuoi genitori.
Con i miei genitori ho sempre avuto un ottimo rapporto, ma una volta li ho delusi. Fu quando mi sposai e non glielo dissi. Quando studiavo alla Waseda University di Tokyo, mi innamorai di un mio compagno tedesco. Fu il mio primo amore. Volevamo sposarci, ma per farlo dovevo presentare il certificato di stato libero. All’epoca avevo ancora la nazionalità cinese e chiamai mia madre chiedendole di spedirmelo. Lei si oppose al matrimonio, non voleva che ripetessi la sua esperienza. Nel 1984 la Cina era ancora molto chiusa e mamma sperava che io continuassi a vivere in Giappone, non in Germania. Dopo la laurea il mio ragazzo tedesco tornò in Europa e rimanemmo in contatto. A tutt’oggi è ancora single. Mia madre era contraria a quell’unione, perciò temevo che si sarebbe opposta anche al matrimonio con Toshimi Motoyama, il mio futuro marito. Quindi tornai di nascosto in Cina a prendere il certificato e mi sposai senza dirlo ai miei genitori. Quando mamma lo venne a sapere si arrabbiò, poi conoscendolo capì che era una persona affidabile. Se i miei genitori fossero ancora vivi, porgerei loro le mie scuse per aver agito di nascosto e vorrei anche ringraziarli per aver accettato mio marito in un secondo tempo. (anche qui ci starebbe un bel libro 🙂)

18 – Cosa pensi dell’amicizia maschile e al femminile? Hai una amica o amico del cuore?
Nel libro “La felicità secondo Sachiko” parlo dell’amicizia, che per me è un valore fondamentale. Posso dire di aver incontrato amici degni della mia stima e considerazione, tra questi ci sono uomini e donne. Penso che l’amicizia tra uomo e donna sia possibile; con i miei ex fidanzati ho mantenuto ottimi rapporti e un’amicizia sincera e leale, anche se l’amore è finito. (che bello)

19 – Se potessi scegliere un’epoca in cui andare con la macchina del tempo, dove vorresti andare? E perché?
Se fosse possibile, vorrei tornare alla mia infanzia spensierata sull’Isola di Gulangyu, circondata dalla natura. Con i miei fratelli passavamo le giornate in riva al mare e nuotavamo fino a una barriera di scogli chiamata Yindoushi. Catturavamo piccoli granchi e ostriche che si nascondevano nelle fessure delle rocce e li portavamo a mamma, che ci preparava il risotto ai frutti di mare. Fu il periodo più felice della mia vita. (lo immagino 🙂)

20 – Quale libro vorresti scrivere domani?
Sto scrivendo due libri: il primo è una saga familiare con ambientazione storica; il secondo è la storia della Rivoluzione Culturale raccontata da una bambina. In futuro vorrei scrivere un romanzo ambientato nel mondo del business e della moda. (allora li aspetto per la segnalazione)

21 – Se dovessi fare un regalo ai tuoi lettori, cosa faresti e perché?
Essendo appassionata di calligrafia, dipingerei per loro un haiku giapponese: una rima antica o poesia breve di diciassette sillabe dal messaggio augurale. (bella idea 🙂)

22 – Se domani ti offrissero un viaggio da fare subito, dove vorresti andare e perché?
Vorrei andare in Germania a trovare il ragazzo tedesco di cui mi innamorai trentasette anni fa. Mi incuriosiscono la Foresta Nera, il Fiume Reno e la campagna di cui lui mi parla spesso. Ovviamente vorrei anche assaggiare la loro birra tipica. (buon viaggio 🙂)

23 – In chiusura, cosa pensi di questa nostra chiacchierata e cosa avresti voluto che ti chiedessi?
La tua intervista è cordiale, intima, variegata e si avverte un pizzico di umorismo tipicamente occidentale. Mi piace! Grazie! (grazie a te per aver potuto vedere il tuo mondo con i tuoi occhi)

24 – Se vuoi lasciare il link del tuo libro e copertina, se vuoi aggiungere qualcosa per farti conoscere un po’ di più, puoi farlo.
link:
LA FELICITA’ SECONDO SACHIKO – BOOK TRAILER – YouTube
La felicità secondo Sachiko – Motoyama Satoko, Fiori d’Asia Editrice, Trama libro, 9788894611823 | Libreria Universitaria

Grazie, spero che anche per voi sia stata un incontro piacevole.
Maria Cristina Buoso

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