Meglio di niente di Marco Vichi
Franco Bordelli è un ex commissario di polizia in pensione, ma il suo cuore è ancora nel lavoro che amava.
Dopo un mese di pensione, si trova a combattere contro la noia e l’assenza di senso, con un grande desiderio di tornare a risolvere casi complicati e scoprire la verità.
La sua passione per la giustizia non è mai svanita, e mentre affronta il suo nuovo ruolo di pensionato, un caso intrigante potrebbe riportarlo a vivere come un detective.
Non perderti Meglio di niente di Marco Vichi, dove ogni pagina ti trascina nelle riflessioni di un uomo che non può vivere senza la sua missione.
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La recensione
Meglio di niente (Le storie del commissario Bordelli)
La pensione non è una condizione semplice per Franco Bordelli. Abituato a vivere in prima linea, tra misteri da risolvere e giustizia da ristabilire, l’ex commissario si trova improvvisamente privato del senso stesso delle sue giornate. In Meglio di niente, Marco Vichi ci conduce nel mondo di un uomo che non riesce a rinunciare alla sua identità di poliziotto, esplorando con delicatezza e profondità i conflitti interiori di chi è costretto a reinventarsi quando il lavoro non c’è più, ma la passione arde ancora.
Bordelli è in pensione da poco più di un mese. L’assenza di appuntamenti, casi intricati e quella quotidiana adrenalina che accompagnava il suo lavoro lo colpiscono con una forza disarmante. Il suo telefono, un tempo sempre in fibrillazione, ora tace. Non ci sono più rapine da sventare, assassini da inseguire o vittime da aiutare. È un vuoto che pesa come un macigno, un’assenza che lo spinge a chiedersi chi sia davvero senza il distintivo.
Nonostante il suo ritiro ufficiale, Bordelli non riesce a rinunciare al suo istinto. Dentro di lui, la sete di giustizia e il desiderio di mettere ordine nel caos del mondo rimangono vivi. È per questo che continua a collaborare, in modo non ufficiale, con il suo ex vice, il commissario Piras. Le indagini diventano per lui una sorta di valvola di sfogo, l’unico modo per mantenere vivo il legame con il suo passato e, al tempo stesso, sentirsi ancora utile. Ma c’è un prezzo da pagare: il rischio che queste incursioni non autorizzate vengano scoperte, mettendo in pericolo la carriera di Piras.
La narrazione di Vichi è avvolgente, capace di immergere il lettore nella mente di Bordelli, dove il tormento di chi ha visto troppo e la stanchezza di una vita spesa a combattere il male si mescolano con un’insaziabile determinazione. La sua non è semplice nostalgia: è un bisogno primordiale, un richiamo a ciò che dà senso alla sua esistenza. Come Bordelli stesso riflette, i pittori, i musicisti e gli scrittori non smettono mai di creare; perché allora un poliziotto dovrebbe smettere di indagare?
Il personaggio di Bordelli è un caleidoscopio di emozioni. Da un lato, è amareggiato dal male che ha visto durante la sua lunga carriera: stupri, torture, soprusi di ogni tipo. Sono cicatrici invisibili che porta dentro di sé, ricordi che non possono essere cancellati. Dall’altro lato, c’è la sua inesauribile speranza in un mondo migliore, la sua lotta per rendere giustizia a chi è stato oppresso. È questo dualismo che rende Bordelli così umano, così autentico.
La scrittura di Marco Vichi si distingue per la capacità di intrecciare momenti di riflessione profonda con una trama avvincente. Le descrizioni delle giornate vuote di Bordelli sono intense e quasi palpabili: il senso di inutilità, l’impazienza mentre aspetta che il telefono squilli, il tentativo di riempire il tempo con attività che non lo soddisfano. Questi momenti di staticità sono bilanciati dalle incursioni nei casi su cui Piras gli permette di collaborare, che riportano energia e azione alla narrazione.
Uno degli aspetti più interessanti del libro è l’esplorazione del confine tra passione e ossessione. Bordelli non sa stare senza il suo lavoro, ma questo attaccamento lo spinge anche a mettere in discussione il proprio ruolo nella società. Non è forse egoistico, da parte sua, voler continuare a intervenire anche a costo di mettere in difficoltà Piras? È giusto non rispettare le regole pur di fare ciò che ritiene giusto? Questi dilemmi morali arricchiscono il romanzo, trasformandolo in una riflessione sulla natura del lavoro, del dovere e dell’identità.
Meglio di niente è più di un giallo; è una storia sull’essenza stessa dell’essere umano. Bordelli rappresenta chiunque abbia mai dovuto affrontare un cambiamento drastico nella propria vita, chiunque abbia cercato di reinventarsi senza riuscire a rinunciare a ciò che è nel profondo. Il libro ci invita a riflettere su cosa significhi trovare uno scopo, su quanto sia difficile lasciar andare il passato e su quanto sia necessario trovare un nuovo equilibrio.
L’autore costruisce un’atmosfera che avvolge e intriga, rendendo la lettura una vera immersione nella mente del protagonista. La prosa è limpida e incisiva, ma non priva di poesia. Vichi sa cogliere i dettagli più sottili delle emozioni umane, rendendo Bordelli un personaggio con cui è impossibile non entrare in sintonia.
In conclusione, Meglio di niente è un romanzo che parla al cuore e alla mente del lettore. È una storia che trascende il genere poliziesco per toccare temi universali come la ricerca del significato, l’importanza della passione e la difficoltà di accettare il cambiamento. Marco Vichi ci regala un’opera intima e riflessiva, capace di intrattenere e commuovere allo stesso tempo. Una lettura imperdibile per chi ama i personaggi complessi e le storie che lasciano un segno.
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