Settembre nero di Sandro Veronesi
Settembre nero di Sandro Veronesi: un’estate che segna per sempre.
Scopri la toccante fioritura di Gigio Bellandi, un dodicenne del 1972, tra amore, desiderio e la forza delle parole.
Immergiti in un racconto che evoca emozioni, profumi e suoni di un tempo perduto, narrato dalla voce saggia e resiliente di un uomo.
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La recensione
Sandro Veronesi, con “Settembre nero”, ci regala un romanzo che parla di scoperte, di ferite e di trasformazioni. Attraverso la narrazione di Gigio Bellandi, un uomo di sessant’anni che ripercorre un’estate fondamentale della sua giovinezza, l’autore ci conduce in un viaggio intriso di emozioni e significati. Gigio è un ragazzo di dodici anni nel 1972, e la Versilia è il palcoscenico dove si svolge una vicenda tanto luminosa quanto oscura, capace di imprimersi nell’anima come il ricordo di un primo amore.
L’incipit del romanzo richiama l’immagine di un fiore che non sa di essere tale fino al momento della sua fioritura. Questa metafora si intreccia perfettamente con il percorso del protagonista, che in un’estate scopre la musica, la lettura, l’inquietudine e il desiderio. Il suo sbocciare è improvviso e travolgente, alimentato da incontri e sensazioni che si rivelano altrettanto intensi quanto l’evento che, in un istante, interrompe tutto. È proprio l’alternarsi tra il dolce e l’amaro a costruire la forza narrativa di questo romanzo.
Una galleria di personaggi indimenticabili
Veronesi arricchisce la storia di Gigio con una costellazione di figure straordinarie, ognuna delle quali lascia un segno indelebile sul protagonista e sul lettore. Il padre, un “tritone” enigmatico e forte, la madre, una leonessa protettiva, e l’eroica sorellina creano una famiglia che si muove tra normalità e straordinarietà. Ma sono due figure esterne a rappresentare i veri catalizzatori del cambiamento: lo zio Giotti e Astel Raimondi.
Lo zio Giotti è un personaggio complesso, descritto come un “Maestro della Forza” che, attraverso la sua timidezza e purezza, guida Gigio verso un’inedita consapevolezza di sé. Dall’altra parte, Astel Raimondi, la ragazzina con le treccine nere come l’onice, incarna il primo amore nella sua forma più autentica, marchiando Gigio con il segno indelebile dell’amore. Questi personaggi, pur nella loro specificità, assumono una dimensione universale, capace di evocare ricordi e connessioni personali nel lettore.
“La potenza evocativa della lingua”
Uno degli aspetti più affascinanti di “Settembre nero” è il modo in cui Veronesi utilizza la lingua. Attraverso la narrazione, le parole assumono un potere evocativo che supera il semplice racconto. Termini come “muflone” ripetuti ossessivamente sembrano quasi ipnotizzare, evocando immagini e sensazioni con una precisione plastica. Gli odori, i colori e i suoni della Versilia degli anni ’70 prendono vita in una sinfonia narrativa che avvolge il lettore, trasportandolo in un’epoca e in un luogo che sembrano diventare immediatamente familiari.
Ma il romanzo non si limita a dipingere il passato; è anche un tributo alla capacità della lingua di salvare e trasformare. La vocazione di Gigio per la traduzione, che emerge nel corso della narrazione, diventa una metafora potente per il processo di elaborazione del trauma. Tradurre significa comprendere, reinterpretare, dare un nuovo significato. E proprio questo è ciò che Gigio riesce a fare con la propria vita, trasformando il dolore in un’opera d’arte.
Il viaggio dal trauma alla resilienza
La scelta di far narrare la storia a un Gigio ormai adulto offre una prospettiva unica sul tema della resilienza. Il protagonista, che ha superato la ferita dell’estate del 1972, guarda indietro con un misto di malinconia e gratitudine. La sua capacità di “tradurre” se stesso e il proprio passato è un atto di coraggio e speranza, che risuona profondamente con l’idea degli “eroi normali” tanto cara a Veronesi. Non servono imprese epiche per essere straordinari; basta avere la forza di affrontare la vita con autenticità.
Un romanzo universale
Pur ambientato in un contesto specifico, “Settembre nero” si rivela un’opera universale. I temi trattati – il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, la scoperta del sé, l’amore, il dolore e la trasformazione – parlano a chiunque abbia vissuto momenti di crescita e cambiamento. La narrazione di Veronesi riesce a essere intima e al contempo universale, creando un legame profondo tra la storia di Gigio e le esperienze personali del lettore.
Conclusione
“Settembre nero” di Sandro Veronesi è un romanzo che cattura e commuove. La sua capacità di mescolare la potenza evocativa della lingua con una storia di formazione e trasformazione lo rende un’opera unica, capace di lasciare un segno duraturo. Gigio Bellandi, con la sua voce autentica e il suo percorso di scoperta, diventa un simbolo di resilienza e speranza. Questo libro non è solo una lettura, ma un’esperienza che invita a riflettere sulla bellezza e sulla fragilità della vita. Un’opera che merita di essere letta, assaporata e ricordata.
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